Pantadattilo, stereotipi e la voglia di unicità
Un piccolo ricordo di quella sera vent'anni fa e un ragionamento più o meno serio sulla comunicazione ciclistica #65
Ciao, bentornati in questa pagina di Altrociclismo dove si parla spesso di Altro in qualche modo collegato al ciclismo.
Lo ascoltava per rilassarsi, il Pantadattilo.
Quella notizia è fissa nella mia memoria come l’attimo dell’attacco alle Torri Gemelle. Ricordo benissimo dov’ero, cosa facevo, l’espressione del mio volto, la triste emozione che mi invase. Che poi fatalità ero a cena dal mio mentore ciclistico, quella sera, in piedi appoggiai le mani sullo schienale del divano che per tante volte sopportò i miei sussulti durante le sue vittorie. Muti per lunghi istanti, ci guardammo negli occhi trattenendo le lacrime. Porca troia che tristezza vent’anni fa come oggi.
Questa ve la racconto dai
Sabato pomeriggio, poco fa, mi smuovo scrollandomi di dosso il “farò domani”, prendo la bici e parto. Più di un mese, tantissimo, troppo perfino per il mio sedere che non si ricorda più nemmeno la forma del sellino. Ho pure il mio scassato garmin a testimonianza della sforma corporea, ma vabbè non è questo il succo del discorso che invece incontriamo ad un semaforo in un tratto a senso unico alternato che divide due note località attorno ai Colli Euganei. E’ rosso, rallento, sgancio. A proteggermi più che dal freddo, dall’umidità, indosso i pantaloni di una nota squadra ciclistica locale e il giubbino di un altra nota squadra della zona. Sento il gracchiare di una ruota libera e vedo sbucare in fianco a me un altro ciclista che mi osserva rallentando, mi lancia un saluto e fingendo un surplace prosegue oltre il semaforo, come se andare oltre il semaforo ma a ridotta velocità fosse in qualche modo contemplato nelle leggi non scritte della strada. Lo riconosco e capisco il suo osservare. Fa parte della nota squadra di cui i pantaloni e conosce molti dei componenti della squadra di cui il giubbino. Si allontana pian piano ed ecco il fenomeno! Sfreccia a centro strada con semaforo bello rosso; pantaloni corti, ginocchia larghe e rapportone! Abbasso la sguardo sul fondo schiena e leggo il nome della squadra. Aaa ok, torna tutto.
Eeee noi ciclisti siam così, un po’ ebeti, un po’ paraculi, un po’ corretti.
Settimana complicata dove trovare spazio e libertà nella mente per concentrarmi su quello che vorrei dirvi è stato molto difficile. Forse complicata non è la parola giusta. Settimana piena si addice di più al vissuto. Settimana nella quale sono stato occupato, ma non oberato che ha sempre una declinazione da impiegato dell’ufficio complicazioni affari semplici. Impegnato, torno a piena; in realtà piena di vita che non sempre è sinonimo di felicità e gioia. Immaginandoci agricoltori, scusate non volevo tirare in ballo la banda dei trattori, del nostro campo della vita, da un lato ci sono tre giovani piante che stanno crescendo, dall’altra parte ci sono le piante mature che iniziano a perdere le foglie e a rinsecchire i rami superflui. Noi nel mezzo, spesso con gli stivali infangati dalle quotidianità lavorative, a correre da un lato all’altro cercando di portare acqua, sostante nutrienti e sostegno dove serve. In fondo c’è il capanno degli attrezzi con una impolverata bici sommersa da qualsiasi altro attrezzo.
L’oggetto di tutto ciò potrebbe essere riposto nel cassetto della generale futilità insieme a tutte quelle cose non essenziali che possono aspettare il proprio tempo; sempre che arrivi quel loro tempo. Ma questo non sarebbe corretto nei vostri confronti e anche nei miei, visto che ho preso un impegno anche e soprattutto con me stesso. Avrei potuto prendere una decina di news, scriverci due righe di commento e risolvere la questione, ma anche qui un ma, non sarebbe lo scopo di Altrociclismo che in sé ha la voglia di muovere le menti prima che i pedali.
Per muovere la mente ho ripreso in mano la penna con la quale cerco di dare spessore al mio pensiero e senso alle cose stridenti con la frivolezza, che se la aumentiamo di grado, potrebbe divenire leggerezza, la stessa invocata da un palco canoro occupato da pensieri e concetti liberi e pesanti. La stessa leggerezza che forse dovrebbe aleggiare in una newsletter a sfondo ciclistico, la stessa citata da chi alludendo a sondaggi, dice che la “gente” vuole La leggerezza. Potrei confermarlo pure io qui se guardassi l’andamento del grafico degli iscritti dopo le ultime due newsletter meno frivole del solito, ma rifuggo l’idea e mi chiedo se quel palco e soprattutto questo spazio temporale sul web non siano anche ambiti di pensiero per smuovere in parte coscienze ammansite. Fortunatamente non sono solo nel cercare di dare aria a qualcosa che sia non conforme non stereotipato.
nella sua ne parla certamente meglio di me.Alla ricerca di quell’autenticità mi sono imbattuto, sfortuna sua, in un post comparsomi per primo in quelle rare volte che mi “socializzo” dove ho scoperto che il bikepacking è divenuto antica arte alla quale votarsi e che permette di concentrarsi maggiormente sul viaggio e non tanto sul peso che ci si deve portare dietro. Chissà cosa non avrebbe fatto il buon Heinz Stucke se solo avesse avuto una frame bag in più!
Ma se poi tutto quel farneticare è funzionale a promuovere l’ultimo prodotto… non resta che invocare un brano punk!
Poi ho provato a interrogare l’oracolo partendo dalla considerazione che se è in grado di raccogliere i saperi, saprà darmi una risposta esaustiva e convincente sulle differenze tra bikepacking e cicloturismo. Che dire, forse ne sappiano ancora molto più di lui. Ma un altra riflessione mi porta a dire che se chi vive sul web si nutre di questo sapere non ne usciremo vincenti e che è questo tipo di informazioni che genera stereotipi, nicchie, branchi da allevare e mungere.
Stereotipando arriva un video di GCN con un resoconto di una gara gravel corsa in Australia nell’ambito del Tour Down Under.
Guardatelo e ditemi quanto distanti sono dalle tanto odiate granfondo. O si scusate, si sono dimenticati le immagini festaiole con la birra in mano, ma dove stanno le differenze?
Allora è la narrazione che stereotipa una cosa dall’altra, è il nostro racconto che costruisce percezioni che le classificano giuste o sbagliate. Perché poi se gli stessi organizzatori della preistorica Nove Colli (essendo molto più vecchia dell’antico bikepacking mi è parso giusto collocarla molto prima nella linea evolutiva) lanciano la versione gravel sarà sicuramente per una loro conversione spirituale al bello della bici e non per mungere quel branco.
Su stereotipi e dintorni leggete
con la suaNEWS
La fortuna di conoscere altre newsletter ciclistiche, mi salva in corner invitandovi alla loro lettura per scoprire notizie molto interessanti!
con la sua con la sua con la suaIn fondo vi ricordo che a Cortina stanno per costruire una bellissima pista da BOB che tra qualche anno diventerà una fighissima pista downhill (basta avere un po’ di pazienza, la stessa per vedere ricrescere quei Larici)
Caspita
quasi me ne dimenticavo che finalmente da quest’anno posso contare pure io su un appoggio materico al mio viaggiare. Colgo l’occasione per ringraziare il brand che mi riserverà l’opportunità di utilizzare uno dei suoi convogli per soddisfare le mie quotidiane voglie d’esplorazione sociale!
Sperando di non essere stato paraculo o ebete ma di esser stato molto scorretto, vi do appuntamento alla prossima!
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Grazie per la citazione! Soprattutto in una puntata in cui si parla del Panta (e del grande Gianni Mura).
Grazie mille per la citazione! E come dimenticare quel maledetto 14 febbraio di vent'anni fa. Il Pirata è lo sportivo che più ho amato.